Da I come inedito

Riportiamo un estratto da Sillabario all’incontrario di Ezio Sinigaglia, edito da TerraRossa Edizioni, in libreria dal 16 febbraio 2023. Il romanzo è stato recentemente proposto da Lorenza Foschini per il Premio Strega 2023 con la seguente motivazione:

Chi ama la letteratura e la lingua italiana non penso possa fare a meno di apprezzare le opere di Ezio Sinigaglia. Fra queste Sillabario all’incontrario è forse il suo lavoro più significativo.
Con il pretesto di risalire alla radice del suo malessere, il narratore scompone la realtà in voci di un sillabario che procedono dal mondo esterno verso quello interiore; viene così ripercorsa in forma romanzesca la vita privata dell’autore attraverso un’indagine che tocca temi cruciali, tornati al centro del dibattito contemporaneo: i legami di sangue e la paternità non biologica, il mistero dell’infanzia e quello della natura animale e vegetale, la devastazione dell’ambiente e l’invadenza del denaro, lo scandalo della bisessualità e il rifiuto dei ruoli convenzionali. Ma soprattutto la passione per la scrittura e il difficile rapporto con la propria memoria, pulsante di piaceri irripetibili, dolori mai del tutto sopiti e colpe sempre imperdonabili.
Sillabario all’incontrario ha il respiro di un romanzo giallo, la spudoratezza di un diario intimo, l’acume penetrante di un’autoanalisi, il tutto legato da una scrittura musicale e ironica, ma anche schietta e aderente alle cose come il linguaggio dei bambini.
Il Premio Strega è una meravigliosa opportunità per dare finalmente a Ezio Sinigaglia il posto che gli spetta nella letteratura contemporanea.

Ringraziamo l’autore e l’editore.

 

I come Inedito

 

Ora, l’inedito, in sé e per sé, isolato da tutti i falsi problemi che nell’immaginazione dei miei simili gli stanno aggrappati come patelle e muschi, l’inedito senza patologie di frustrazioni paranoiche, l’inedito nudo e crudo è, come il dolore nudo e crudo della cluster, un’esperienza degna d’attenzione. Al di là del suo effetto materiale più visibile, di fare dello scrivere un’attività collaterale o, se si preferisce, marginalmente parallela, e in qualche modo, in quanto non retribuita, clandestina, e di elevare al rango di professione l’attività intrapresa or è un quarto di secolo come
mero espediente di sopravvivenza, l’inedito, in quanto inedito, produce effetti più sotterranei ma assai più interessanti. L’inedito è, in parole da elettricista, cioè tutt’altro che povere, l’interruzione di un circuito: è l’interruttore che resta perpetuamente bloccato in posizione off, rendendo impossibile la circolazione della corrente lungo un impianto che, sotto ogni altro punto di vista, è perfettamente in grado di funzionare: questo è l’inedito: la mancata commutazione di un interruttore: se si riesce a immaginare la frustrazione di un elettricista che, dopo aver progettato
e realizzato nei minimi dettagli il proprio impianto, posato e murato tutti i fili, disposto tutte le prese per gli elettrodomestici e gli abat-jour e perfino montato tutti i lampadari, calcolando minuziosamente la posizione e la potenza di ogni singola sorgente di luce in funzione degli spazi, se si riesce a immaginare la frustrazione di un elettricista che, dopo aver fatto tutto questo, non può vedere la sua opera illuminarsi perché qualcuno monta la guardia armata all’interruttore generale per impedire che ne venga abbassata la levetta, allora si è immaginata con buona approssimazione la frustrazione di uno scrittore inedito. Questo quanto alla frustrazione vera e propria, intesa come vanificazione della fatica: voglio pure ammettere, poiché non mi piace confondere i problemi, che l’elettricista sia stato, com’è d’uso, lautamente e anticipatamente compensato: la frustrazione resta, sotto forma di mancato compimento dell’opera: l’opera dell’elettricista si compie nell’illuminazione: la mancata illuminazione la rende, per quanto perfetto sia potenzialmente tutto il macchinismo sottostante, incompiuta: non incompiuta come un impianto elettrico cui mancassero un paio di punti luce e che presentasse tre o quattro fili penzolanti e provvisoriamente incerottati, bensì incompiuta in modo assai più profondo e radicale: incompiuta in quanto mai accesa, e dunque negata nella sua natura d’opera elettrica. L’opera dello scrittore, com’è perfino troppo ovvio, è accesa dal lettore: ne consegue che l’inedito è negazione dell’opera e, in modo indiretto ma ben percepibile, dell’operatore. A questa frustrazione che, vissuta nella sua totalità e integrità, renderebbe impossibile continuare a scrivere, si può porre parziale rimedio in tre modi: primo, realizzando alcune costosissime copie dell’inedito, stampate in casa con i sofisticati strumenti messi a disposizione di ogni scrittore dai portenti del software e fotocopiate e rilegate artigianalmente da
una copisteria specializzata, e facendole circolare discretamente fra gli amici e i pochi ma fedeli ammiratori; secondo, considerando sempre come provvisoria la condizione di inedito dell’inedito e adoperandosi instancabilmente per la sua futura, prossima, imminente edizione; terzo, ritardando il più possibile l’ultimazione dell’opera, così da mantenerla per alcuni anni nella condizione, non già di inedito, ma di opera in corso di ultimazione: condizione che, com’è facile arguire, esclude la possibilità stessa della frustrazione. Di questi tre metodi il più temibile è il secondo, il più patologico il terzo, il più indispensabile il primo. Personalmente li ho adottati tutti, anche simultaneamente, ed è significativo osservare che, nel solo periodo della mia vita in cui ho puntato con ostinazione sul secondo, mi sono trovato inconsapevolmente a cadere in forma grave nella patologia del terzo: negli ultimi anni ho sospeso in modo drastico il ricorso al metodo numero due e, con automatismo pressoché miracoloso, ho ricominciato, non dico a scrivere, ma addirittura a portare a termine alcune delle opere intraprese.

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Ezio Sinigaglia è nato a Milano nel 1948. Ha svolto diversi lavori in ambito sia editoriale sia pubblicitario e nel 2016 ha dato alle stampe per Nutrimenti il romanzo breve Eclissi. Con TerraRossa Edizioni ha pubblicato nel 2019 Il pantarèi (con cui nel 1985 aveva esordito), nel 2020 L’imitazion del vero, segnalato al Premio Strega, nel 2021 Fifty-fifty. Warum e le avventure Conerotiche, prima parte del dittico completato nel 2022 da Fifty-fifty. Sant’Aram nel Regno di Marte. Tra gli autori che ha tradotto e curato figurano Marcel Proust, Charles Perrault, Julien Green, Boileau&Narcejac e Iegor Gran. Suoi contributi narrativi e saggistici sono apparsi su riviste a stampa e sul web.




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