“Il sesso ci smaschera. Il sesso vede dentro di noi. Ecco perché è così devastante. Ci spoglia delle apparenze.” Cosmopolis – Don DeLillo.
Questo è quello che dice Eric Packer, il protagonista di “Cosmopolis” di Don DeLillo, mentre scorrazza per la città dentro la sua limousine bianca identica a centinaia di altre limousine bianche.
E cos’è il sesso per Darryl, il protagonista dell’omonimo romanzo di Jackie Ess da poco uscito nella collana Ruggine di Pidgin Edizioni con la traduzione di Stefano Pirone?
Che cosa significa per lui vedere file di uomini scopare sua moglie mentre se ne sta in disparte seduto su una poltrona?
Che cosa significa vedere sua moglie attraversare le fasi, essere dedita al BDSM, diventare lesbica, passare da un rapporto monogamo a una gangbang, farsi male a causa di un membro troppo grosso?
Cosa significa per Darryl desiderare ciò che ha lei, perdersi tra le braccia di Bill?
Ma soprattutto, cosa significa cercare giustificazioni sempre più complesse per non ammettere a sé stesso di essere gay? Perché respingere con forza la possibilità anche mentre fantastica di essere preso da Bill, mentre è in ginocchio davanti a Bill per un rapporto orale? “Questo sarebbe troppo gay” dice Darryl, “Non voglio che Bill pensi che io sia gay” insiste.
Gira tutto attorno al sesso come mezzo per trovare un posto nel mondo, una realizzazione intima e profonda. Darryl ha bisogno di sentirsi completo, in qualche modo ha bisogno di togliersi di dosso il senso di colpa di aver ereditato una certa fortuna dal padre alla sua prematura morte, ma ha bisogno di gettarsi alle spalle anche alcune scelte che ha fatto nel proprio passato: essersi sposato e aver avuto un figlio, come se queste due cose fossero state parte di un percorso stabilito più dal comune volere che da un desiderio profondo e personale.
In “Darryl” della scrittrice americana Jackie Ess seguiamo una parte della vita del protagonista. All’inizio del libro lui e la moglie sono dediti al cuckoldismo. “Cuck” deriva dall’inglese cuckoo, cuculo, l’uccello che ha come caratteristica quella di deporre le proprie uova nei nidi di altri oggetti. Da qui l’utilizzo della parola “cuck” per definire quello che noi chiamiamo cornuto/cornuta. In “Darryl” ciò si traduce con un marito che guarda la moglie far sesso con altri uomini provandone piacere. Ma la pratica del cuckoldisimo che Darryl inizialmente difende con ardore prende fin da subito una piega diversa. A Darryl non basta più osservare, vorrebbe sostituire la moglie Mindy nell’atto. Essere posseduto.
C’è una cosa importante da dire sull’incipit di questo libro. L’attacco è molto diretto, il narratore si rivolge a te, solo ed esclusivamente a te. In questo modo stabilisce fin da subito un rapporto intimo nel quale il lettore diventa esso stesso parte della ricerca spasmodica di Darryl. Il lettore diventa osservatore diretto di quanto sta succedendo, è nella stanza accanto a Darryl quando la moglie è sul letto con Clive, è seduto vicino a Darryl mentre ascolta le poesie recitate dalla trans Oothoon, siamo con lui quando pensa al crossdressing e quando si depila le braccia, quando si scioglie nell’abbraccio di Bill.
“Tu vivi indirettamente attraverso le celebrità, io vivo indirettamente attraverso gli uomini che si scopano mia moglie. Ma certo, okay, sono io quello strano. Ma lascia che ti faccia una domanda: tu non guardi nessuno sport? Potrei chiederti “Che senso ha se non sei tu a giocare?” ma non sarebbe esattamente una domanda appropriata.
Questa è la confidenza con cui Darryl si confessa a noi, con cui ingenuamente si mette a nudo e ci mostra di non avere compreso fino in fondo né il suo destino né la sua vera natura. Ma non è un problema se Darryl sta percorrendo una strada che non conosce e sta proseguendo a tentativi perché “Darryl” di Jackie Ess è un romanzo di formazione, un romanzo che ci mostra come sia difficile compiere le proprie scelte perché alle volte ci sono sconosciute e altre volte invece siamo noi a negarci la possibilità di perseguirle. Questo è quello che fa Darryl, procede a singhiozzi, nega l’evidenza della propria natura (in questo caso sessuale) e la cosa arriva a costargli parecchio, soprattutto a causa di Clive, il personaggio più negativo di tutto il libro. Clive è minaccioso, è una nuvola scura inafferrabile, è contemporaneamente più cose, più persone; è santone e carnefice, spirito e carne, attrazione e repulsione. Darryl ne è attratto, soggiogato, eppure la battaglia di attrazione e repulsione che Clive genera è parte principale di questo romanzo estremamente intenso ed è da inserire nel concetto più ampio di tecnica di autosabotaggio di cui, più o meno tutti noi, conosciamo gli effetti.
Jackie Ess non fa sconti ai suoi personaggi anche se a tratti l’impressione è che avrebbe potuto calcare ancora di più la mano, che avrebbe potuto mescolarsi ancora di più negli aspetti più sordidi che il buon Darryl ci mostra. In alcuni punti sembra quasi che ci faccia distogliere lo sguardo un po’ prima che la scena diventi davvero estrema, che socchiuda la porta per non farci vedere l’intero quadro e ci lasci dall’altra parte soli ad ascoltare le grida di piacere mescolate a quelle di dolore. Ma va bene ugualmente, in fin dei conti una delle funzioni del lettore è quella di riempire il vuoto d’informazione con la propria immaginazione.
Darryl agisce all’interno di una progressiva liquefazione che lo spoglia a poco dei pesi superflui materiali e non, e lo fa confluire verso un unico e salvifico abbraccio finale. Chissà, forse Darryl, il buon vecchio Darryl che pare subire le scelte della moglie per poi dirci che sono farina del proprio sacco, alla fine è riuscito a sconfiggere il suo più grande nemico: sé stesso.