Alessandro Ceccherini

L’abisso del male e il disprezzo per la vita umana – Il mostro di Alessandro Ceccherini

Non so quanto possa valere la mia prossima affermazione nel dibattito attorno a un libro, ma io sono convintissimo che se “Il mostro” fosse stato scritto da un autore americano staremmo già iniziando a parlare di serie Netflix.

Dire una cosa del genere non significa dare un parere sulla bontà del libro, o almeno sulla sua leggibilità, sulla voce dell’autore, la sua lingua, la sua capacità di mettere sulla pagina frasi di senso compiuto una dietro l’altra fino a creare dei periodi che poi a loro volta formano delle pagine che le dita del lettore non possono fare altro che girare una dopo l’altra compulsivamente…ma a questo ci arriverò.

Dire una cosa del genere significa affermare che l’autore, nello specifico l’italianissimo Alessandro Ceccherini è riuscito a creare una storia congegnata in maniera esemplare che ha tutte le caratteristiche di un classico “page turner” senza però abbandonarsi alla sciatteria.

“Il mostro” racconta la storia del Mostro di Firenze, storia tristemente nota ai più che riguarda una serie di efferati omicidi che ha coinvolto alcune coppiette appartate nelle campagne del Mugello tra la fine degli anni sessanta e la metà degli anni ottanta. Una serie di otto duplici omicidi che ha gelato il sangue nelle vene degli italiani e che sembrava non avere fine. I principali sospettati di questi atroci crimini sono stati Pietro Pacciani, Mario Vanni, Giancarlo Lotti: i compagni di merende. Sono loro i principali indiziati degli omicidi brutali e delle mutilazioni post mortem.

Mi tornano ancora alla memoria i video tratti dalle udienze, l’incitazione al Duce di un Vanni ormai agli sgoccioli, lo sguardo di Pacciani carico di odio e disperazione, le sue lacrime così pronunciate da sembrare false. Sugli sviluppi del processo ovviamente non mi esprimo perché non è questa la sede, ma posso dire che Ceccherini, partendo da questa triste vicenda è riuscito a creare un’opera davvero notevole.

Ceccherini prende lo spunto dai fatti del Mugello per ricamarci sopra una trama in cui sono presenti la Massoneria, la strategia del terrore, i servizi segreti deviati, le influenze americane, la P2, Licio Gelli, le stragi, Rino Gaetano e molto molto altro. In questo modo ha creato quella che potremmo definire una realtà plausibile all’interno della quale anche il Mostro di Firenze è solo una piccola pedina di una strategia più grande e complessa decisa ai piani alti.

C’è un tocco di complottismo che, per libri come questo, non guasta affatto. Il lettore è sempre sull’orlo dell’incertezza, si chiede in continuazione cosa sia reale e cosa no, quali siano i fatti storici realmente accaduti a quali invece siano stati creati da Ceccherini come raccordo tra gli elementi narrativi. Anche questo fa parte del piacere della lettura.

La struttura del romanzo va avanti per capitoli che scandiscono l’ordine temporale delle cose fino ad arrivare al giorno d’oggi, quasi a suggerire che l’ombra lunga di quegli anni non del tutto sparita e ne portiamo ancora addosso le conseguenze.

“Il mostro” è un romanzo che trasuda dettagli da tutti i pori, se così si può dire. Il lavoro dall’autore è evidente, lo sforzo fatto per documentarsi, uno sforzo che diventa lampante proprio nelle piccole cose, in quei dettagli aggiunti qua e là che però danno un incredibile spessore al testo. Sto pensando al momento in cui un ragazzino sta leggendo alcune pagine di un Topolino d’annata e l’autore si sofferma sulla descrizione di una pubblicità che aveva a che fare con la Marina militare, pubblicità che ancora adesso, a distanza di anni, ricordo molto bene. E di descrizioni come queste ce ne sono tante altre nel testo.

Sono partito dicendo che il fatto di immaginare una trasposizione seriale per questa storia non fosse un giudizio sulla qualità del testo, ma più che altro sulla gestione della trama e la capacità di creare un’aspettativa sempre più alta.

Ma allora com’è scritto “Il mostro”? Bene, anzi benissimo. Scrittura curatissima, un utilizzo esemplare del dialetto toscano, messo in bocca soprattutto ai compagni di merende e in grado di definire, con la sua ruvidezza, un’ambientazione genuina ed efficiente. Ma Ceccherini è bravo anche nelle parti descrittive, è bravo a portare avanti il racconto anche attraverso di esse. Le pagine scorrono una dopo l’altra, i tasselli si avvicinano l’un l’altro fino a creare un mosaico vivido che rappresenta un Italia oscura e complicata.

Alessandro Ceccherini, nel suo “Il mostro” riesce a mettere a fuoco l’ampiezza dell’abisso che giace all’interno dell’uomo. Quel lato oscuro che molti di noi controllano, ma che nel caso di questo racconto viene estremizzato al massimo e vivisezionato. Questo romanzo è una summa del disprezzo per la vita umana, del narcisismo e dell’egocentrismi ed è anche una bellissima rappresentazione del male in tutte le sue forme più audaci e mentre lo scrivo non posso non pensare allo sguardo di Pietro Pacciani con gli occhi annacquati che sembrano l’ingresso a qualcosa di indicibile.

 

Alessandro Ceccherini è nato in Toscana nel 1985. Ha pubblicato racconti su diverse riviste letterarie, tra cui TerraNulliusAltri AnimaliSPLIT e Narrandom. Il Mostro è il suo primo romanzo.




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