Una volta Arrigo Sacchi disse che il calcio è la cosa più importante delle cose meno importanti e una filosofia di questo tipo, in Italia, rende molto bene l’idea del rapporto tra calcio e tifosi.
Ci sono stati grandissimi scrittori che hanno saputo raccontare in narrativa la magia che questo sport a volte riesce a creare, mi viene per esempio in mente il compianto Osvaldo Soriano. Ma è anche vero che parlare di calcio in modo credibile, senza che tutto ciò che si racconta sembri falso come una moneta da tre euro o caricaturale come un’imitazione del Bagaglino, è un’impresa molto complessa.
Ecco perché mi sono approcciato con molto interesse al libro “Sporca faccenda, mezzala Morettini” scritto a quattro mani da Marco Ferrari e Marino Magliani ed edito da Atlantide. Ero curioso di scoprire che aspetti del mondo calcistico avrebbero affrontato i due autori e, soprattutto, volevo sapere come lo avrebbero affrontato, se sarebbero riusciti a tenersi lontani dalle trappole insite nel raccontare questo sport.
Il risultato è stato davvero ottimo “Sporca faccenda, mezzala Morettini” è un romanzo che parla del calcio capace di generare miti, non solo grazie al racconto di gesta eroiche di fronte a migliaia di persone, ma anche e soprattutto nella testimonianza delle lotte all’ultimo colpo in sperduti polverosi campetti di provincia, lì dove la terra alzata da un buon tiro finisce per mescolarsi con il sudore, lì dove i tifosi della squadra avversaria sono capaci di affrontare l’arbitro per esprime in maniera non molto pacifica il loro dissenso per una decisione di gioco, lì dove nascono e muoiono le speranze.
Il romanzo “Sporca faccenda, mezzala Morettini” racconta uno spaccato di vita di Diego Alvaro Menconi, un talent scout che per vivere deve trovare anche nei campetti più dispersi dell’Argentina dei talenti da mandare in Europa. In particolar modo, sfruttando le proprie origini italiane, il suo scopo è quello di sbancare il lunario mandando qualche giocatore in Italia visto che in quel momento, con la chiusura al mercato straniero, in italia posso essere tesserati solo giocatori oriundi, italiani di ritorno, gente con un passaporto spendibile.
Menconi fa su e giù per la pampa accompagnato dal fido autista Leòn assistendo agli incontri più assurdi e intercettando la speranza negli occhi di chi vorrebbe essere portato via dalla miseria.
La già precaria vita di Menconi viene completamente scombussolata quando l’attraente Alicia, vicina di casa, gli bussa alla porta chiedendogli di aiutarla a ritrovare il marito. Luis Pacifico Morettini era una buona mezzala, con una carriera mediocre ma onesta. Alicia non lo vede più da mesi ed è preoccupata. Sa che il marito è uno che corre dietro alle donne, ma sa anche che l’uomo non si è mai interessato di politica per cui la sua scomparsa deve avere una spiegazione plausibile e, in un certo senso, confortante. Confortato è proprio Menconi che capendo di non essere alle prese con una sparizione politica alla fine si decide ad aiutare la donna da cui rimane irrimediabilmente sedotto.
Parte da questo evento una storia fatta di rapimenti, di affari sfumati a causa di sporchi doppi giochi, di promesse non mantenute, di campi al limite della praticabilità, di sotterfugi, fallimenti, arresti e nuove rinascite.
Mentre la prima parte del romanzo è ambientata nei campi polverosi di provincia, la seconda, spinta dal clima politico sempre più rovente, è ambientata in Italia, lì dove alcuni dei nostri protagonisti stanno cercando una rinascita. Purtroppo per loro la lunga mano dell’odio può arrivare ovunque.
Come dicevo all’inizio, parlare di calcio nei romanzi è un’operazione molto complessa. Si corre sempre il rischio di non essere genuini, di creare personaggi che rimandano troppo da vicino a persone realmente esistite e che proprio per questo motivo suonano falsi e minano la credibilità della storia. Ciò non succede nel libro di Marco Ferrari e Marino Magliani. La credibilità di questo racconto rimane intatta perché i due autori non si limitano a puntare il focus sui personaggi, ma riescono a creare un’atmosfera malinconica che attraversa tutto il libro. Sembra di ascoltare Astor Piazzolla mentre canta un tango triste, solitario y final intriso di jazz. Il calcio è solo uno degli elementi portanti di questo romanzo, perché mentre Menconi è intento a setacciare i campetti di periferia alla ricerca del colpo grosso che lo aiuti a sistemarsi economicamente non coglie i segnali del cambiamento epocale che di lì a poco avrebbe sconvolto l’Argentina e, il mondo intero.
A volte, sembra dirci questo romanzo, siamo talmente concentrati in noi stessi da lasciare che tutto il resto ci sfugga di mano, forse perché pensiamo erroneamente che non ci riguardi, forse perché pensiamo che l’unica cosa che possiamo fare è aspettare la fine, qualsiasi essa sia. Eppure, per la speranza, cosa non si fa.
Marco Ferrari è nato alla Spezia nel 1952.
È autore di numerosi libri per Sellerio, Ponte alle Grazie, Mondadori, Voland e Laterza. Dal suo omonimo romanzo è stato tratto il fortunato film “Alla rivoluzione sulla due cavalli”, vincitore del Festival di Locarno del 2001.
Marino Magliani è nato nel 1960. Scrittore, sceneggiatore e traduttore, i suoi libri, pubblicati da Longanesi, Sironi, L’Orma, 66chand2nd e le sue graphic novel da Tunuè, hanno ottenuto numerosi riconoscimenti sia in Italia che all’estero.
Di origine ligure, vive nei Paesi Bassi.